Luigi e Raffaella - donsandroamatori.it

"C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
una vita per il Signore
La santità ordinaria di un uomo fuori dal comune
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Luigi e Raffaella Zantedeschi

Abbiamo incontrato don Sandro più di 30 anni fa. Era arrivato ai Sacri Cuori per assumere l’incarico di parroco dopo che il suo predecessore, lo storico don Cesare Virtuoso, era andato in pensione.

Dovevamo sposarci e gli proponemmo subito di concelebrare il matrimonio: accettò con la sua consueta disponibilità e bonarietà.

Essendo un profondo conoscitore di musica e convinto dell’importanza del coro nella liturgia, don Sandro riorganizzò il coro parrocchiale, gli diede una sua struttura, una sua rilevanza tra le componenti parrocchiali e noi, che avevamo fatto parte del Coro dei Giovani di Roma di don Marco Frisina, subito ne entrammo a far parte. Ci si riuniva anche allora il mercoledì sera e anche allora si creò un bel gruppetto affiatato, merito anche del carattere del nostro direttore: don Sandro infatti era sempre sorridente e pronto ad accogliere tutti. Ci comunicava il suo amore per la musica e le sue vastissime conoscenze con semplicità. Mi ricordo ancora le sue spiegazioni proprio perché erano alla portata anche di chi, come me, non aveva mai studiato la musica. Ci faceva notare, per esempio, i segni dinamici, dal piano al forte e viceversa, che lui chiamava “forchette” e che ho bene impresse nella mente: nel “Cantate Domino” di Giovanni Croce saprei dire esattamente dove sono senza dover guardare sullo spartito. Quanti gregoriani di cui ci faceva apprezzare la bellezza, penso al “Victimae Paschali” per esempio, uno dei più antichi. E poi Mozart, l’”Ave Maria” di Arcadelt e il “Sicut Cervus” di Palestrina , così difficile che non l’abbiamo più eseguito con nessun altro maestro.

Non eravamo bravi, ma don Sandro non perdeva mai la pazienza con noi, la sua era una correzione quasi “paterna” e poi era sempre pronto a sostenerci e a rialzarci dopo i nostri errori. Ricordo una bellissima gita che facemmo nei paesini del Reatino con lui come guida: perché don Sandro era una miniera di conoscenze, si intendeva di tante cose e l’itinerario che aveva organizzato in quell’occasione fu interessante e ricco.

E poi, tra i tanti momenti di ritrovo insieme, una cenetta da Luisa Di Rosa, che si era appena trasferita nella nuova casa ai Prati Fiscali: in quell’occasione comunicammo a lui e a tutto il coro che aspettavamo Marta. Quanta gioia e quanti festeggiamenti!
La nostra vita poi si complicò: una bambina piccola, il lavoro, la distanza e l’arrivo di Benedetta tre anni dopo, ci costrinsero a mollare per un po’ gli impegni parrocchiali.

Tornati a vivere nel quartiere nel 1997, ci riavvicinammo ai Sacri Cuori, dove intanto era arrivato come vice parroco Don Fabrizio. Luigi dopo poco tornò al coro ed io, dopo la prima Comunione di Marta, fui chiamata da don Fabrizio a fare la catechista, un impegno che accettai con tanta gioia ed emozione. Fu un periodo intenso, ricco di insegnamenti e esperienze forti. Le mie tante difficoltà a gestire i bambini e a far conoscere loro Gesù, erano però mitigate dalla consapevolezza di avere sempre vicino don Sandro e don Fabrizio, pronti sempre a sostenermi e ad incoraggiarmi.

Si creò proprio un bel rapporto di amicizia, anche con i miei genitori: quante cenette, pizze, festeggiamenti per compleanni e anniversari. “Benedicimus cibum et potum” ci diceva sempre don Sandro prima di cominciare a mangiare, un momento piccolissimo di raccoglimento e ringraziamento al Signore, che ci univa.

Anche dopo, quando don Sandro ha dovuto lasciare la parrocchia, abbiamo continuato per un po’ a vederci. Siamo andati a trovarlo diverse volte a Santa Maria in via Lata, dove si era trasferito. Ricordo quando con orgoglio ci illustrava le bellezze di quella chiesa storica o ci mostrava l’organo che aveva fatto restaurare. Anche lì aveva valorizzato l’importanza della musica , ospitando concerti di gruppi musicali e cori, ai quali diverse volte abbiamo assistito.

Ultimamente ci si vedeva con meno frequenza. Ma il legame con don Sandro era sempre forte, grazie anche alle omelie e riflessioni sue e di suo fratello don Franco, che mi inviava tutte le settimane. Erano per me un’occasione di preghiera, di meditazione e anche un modo per seguire con maggiore attenzione la Messa domenicale. Rimarrà nel nostro cuore il suo “eccomi, pronti!” ogni volta che lo sentivamo, la voce sempre squillante, il sorriso aperto, il corpo forte e pronto ad accogliere.
Siamo sicuri che continuerà a sostenerci con affetto e sollecitudine anche da lassù!

Aggiungo due parole a quelle di Raffaella. Durante il funerale di don Sandro – nel suo Dies Natalis – ho sentito distintamente la sua felicità: era lì, circondato dalla gente che ha amato e che lo ha amato, trasportato dai canti che lui stesso aveva insegnato al coro, cullato dalla musica dell’organo che lui stesso aveva comprato e restaurato per la Parrocchia dei SS. Cuori, illuminato dalla luce che attraversava le bellissime finestre artistiche che lui stesso aveva ‘progettato’ e fatto installare per rendere più bella la sua Chiesa. Ciao don Sandro, ci mancherai!  



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